Urologia

A cura di Giovanni Beretta
ultimo aggiornamento 03 Novembre 2013

Problemi urologici

Le malattie della prostata

La prostata è  una piccola ghiandola poco più  grande di una castagna che si trova sotto e davanti alla vescica. Riveste un ruolo molto importante nella produzione del liquido seminale e in tutti i meccanismi di difesa di tipo immunitario.

La prostata può essere purtroppo il bersaglio di diverse patologie in grado di incidere seriamente sulla qualità della vita di chi ne soffre e questo può capitare purtroppo a tutte le età.

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Le più comuni malattie della prostata sono :

– Le prostatiti , cioè tutte le infiammazioni che interessano la prostata, possono manifestarsi con diversi sintomi come la necessità di urinare spesso, dolori , bruciori alla minzione o disturbi della risposta sessuale.

Lo specialista può fare una corretta diagnosi con un esame clinico diretto e analizzando attentamente la storia clinica del paziente e gli esiti di tutti gli esami di laboratorio eseguiti.

Le infiammazioni della prostata possono essere curate con farmaci ma anche cambiando e adottando stili di vita migliori associati sempre ad una dieta sana e bilanciata.

– L’ipertrofia prostatica benigna (IPB ) consiste in un ingrossamento della prostata e generalmente si manifesta con una sensazione di difficoltà a svuotare la vescica , un getto ridotto e di non completo svuotamento. I primi sintomi si possono manifestare anche già dopo i trent’anni.

Lo specialista può effettuare una diagnosi precisa attraverso una visita ed alcuni esami clinici mirati e suggerire, a secondo delle varie situazioni cliniche , una terapia farmacologia o chirurgica.

– Il tumore della prostata è una patologia più complicata da individuare perchè spesso è senza sintomi e l’uomo può non avere disturbi o fastidi particolari. Anche nella prevenzione di questa malattia importante è seguire uno stile di vita sano e una dieta orientata al consumo di frutta ,olio di oliva, vegetali (pomodoro, peperoni, carote, ortaggi gialli, ecc. Dopo i 45 anni il consiglio che può essere dato è quello di sottoporsi a controlli periodici e questo sembra essere uno dei fattori più importante nel prevenire l’insorgenza di questa malattia.

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Già dopo i trent’anni è comunque consigliabile fare controlli specialistici periodici e dopo i cinquant’anni queste visite sono molto importanti nella prevenzione di molte patologie della prostata.

Assieme alla visita urologia è fondamentale, ad una certa età, anche il dosaggio ematico del PSA.

PSA è la sigla inglese di una sostanza proteica prodotta dalla prostata , l’Antigene Prostatico Specifico, che serve a facilitare la fluidificazione del liquido seminale dopo che è stato eiaculato. La maggior parte del PSA viene eiaculato con lo sperma ma una piccola quantità si riversa nel sangue, dove è possibile dosarla. Quindi il PSA è presente anche nel sangue delle persone senza un tumore alla prostata .

Il PSA tende ad aumentare nel sangue con l’età, per cui è normale che , dopo i sessant’anni la quantità di questa sostanza sia più alta rispetto a quella di un giovane. Questo perchè la prostata nella terza età è generalmente più grossa e quindi ha un numero maggiore di strutture ghiandolari che producono questa proteina.

Il PSA tende ancora ad aumentare nel sangue quando le ghiandole prostatiche hanno una attività più importante del solito o ci sono delle condizioni patologiche. Ad esempio il PSA aumenta , anche se di poco, dopo un rapporto sessuale oppure dopo una visita urologica seguita da una esplorazione rettale. Quindi il suo aumento non significa  automaticamenta che è presente sempre un tumore della prostata. Al contrario, questo si verifica molto frequentemente anche in assenza di una malattia tumorale.

Siccome il tumore della prostata è più frequente nella terza età si raccomanda di eseguire un dosaggio annuale del PSA dopo i 45 – 50 anni. Se il PSA è aumentato lo specialista consiglierà gli esami più mirati ed opportuni per precisare la diagnosi e quindi stabilire le eventuali terapie.

Carter HB et al. Report to the Nation on Prostate Cancer 2004. Prostate Cancer Foundation 2004

 

Fra i quesiti più frequenti sull’ipertrofia prostatica benigna :

Domanda:

Gentile Professore,                                                                    sono un maschio di 70 anni. Da circa un anno assumo Tamsulosina 1 compressa da 0,4mg al giorno per i disturbi urinari determinati da una prostata voluminosa. L’andamento del PSA e una biopsia escludono per il momento altri problemi. Mi alzo una volta la notte intorno alle cinque (vado però a letto all’una) per evitare un accumulo di urina in vescica che rende difficoltosa la prima minzione del mattino. Fino a qualche tempo fa non avevo nessun particolare problema.Da qualche settimana al risveglio ho difficoltà ad iniziare la minzione ma poi ,dopo alcuni momenti, anche se il getto è sottile, riesco ad urinare quasi completamente. Ho letto di un altro farmaco che si chiama Alfuzosina che ,oltre a ridurre i disturbi eiaculatori,  agisce più selettivamente sui recettori vescicali. Assumo anche un farmaco per la pressione arteriosa che inibisce l’angiotensina. Volendo sostituire la Tamsulosina con l’Alfuzosina, anche alla luce di nuove notizie circa l’associazione di Alfuzosina con Dutasteride per ridurre il volume della ghiandola,chiedo se posso fare questa sostituzione senza problemi. Grazie .  A S.

Risposta :

Gentile Signore,                                                                        sia la Tamsulosina che l’Alfuzosina appartengono entrambe alla grande  famiglia degli alfa-litici (inibitori dei recettori simpaticomemetici alfa) ed hanno sostanzialmente una azione simile nel migliorare lo svuotamento vescicale  perché inibiscono, a livello recettoriale, la contrazione delle fibre della muscolatura liscia  del collo vescicale e della regione prostatica. La loro azione è veramente simile ed è difficile dire quale delle due funzioni meglio o ha effetti collaterali meno importanti. Molto dipende anche dalla ”sensibilità” individuale che ognuno di noi ha verso i farmaci considerati. Sicuramente l’Alfuzosina a 10mg è a rilascio ritardato e questo può, in alcuni casi, essere utile nei “disturbi notturni”.  La Dutasteride invece è un farmaco diverso, cioè  un inibitore di seconda generazione della 5alfa-riduttasi,  l’enzima che ,legandosi al testosterone, forma il  suo metabolita attivo, il DHT (diidrotestosterone).  Questo è il principale androgeno implicato nello sviluppo e nel mantenimento dell’iperplasia prostatica e la sua inibizione può portare quindi ad una diminuzione del volume prostatico e di conseguenza dei  sintomi negativi correlati (difficoltà ad iniziare la minzione, flusso debole, interruzione del getto, sgocciolamento a fine minzione, minzione notturna, ecc)  come da lei lamentati.  Cosa  diversa poi è l’antipertensivo da lei utilizzato che fa parte della famiglia degli antagonisti dei recettori dell’angiotensina e nulla ha a che fare con il suo problema e con le medicine che lei prende per la prostata.  Detto questo , prima di modificare la sua terapia e passare all’utilizzo di uno o dell’altro di questi farmaci o associarli alla Dutasteride, deve necessariamente sentire il parere del suo urologo perche è  l’unico che conosce in modo diretto la sua esatta e completa situazione clinica ed inoltre tutti questi farmaci non sono esenti da importanti effetti collaterali quali abbassamento eccessivo della pressione arteriosa o disturbi sul normale profilo ematochimico  dei suoi ormoni.     Giovanni Beretta.

Shahinian VB et al. Risk of the “androgen deprivation syndrome” in men receiving androgen deprivation for prostate cancer. Arch Intern Med. 2006 Feb 27;166(4):465-71
     

Altra  domanda curiosa  :   

Egregio Professore
prima di tutto la ringrazio tantissimo perchè Lei ha già cortesemente risposto ad una mia precedente domanda riguardo al fatto che io eiaculo “solo” 3-4 volte al mese.
Non vorrei approfittare della sua cortesia, ma gradirei da parte sua un’ulteriore chiarimento.
Lei mi ha detto che il numero delle eiaculazioni è inversamente proporzionale all’insorgenza di alcune patologie della prostata ( perdoni la mia stupidità, ma significa che più si eiacula e meglio è? )! In ogni caso non ho capito se le mie “sole 4 eiaculazioni mensili” possono potenzialmente favorire queste patologie ( in quanto sono poche ) o, alcuni problemi infiammatori. Cioè è consigliabile dal punto di vista medico che le mie eiaculazioni siano più di 4 al mese considerando che ho 39 anni? ( le faccio anche presente che da 20 giorni ho iniziato ad assumere farmaci antidepressivi che mi hanno ridotto drasticamente la libido, per cui attualmente non ho voglia di fare sesso neanche una volta la mese).
Scusandomi per il disturbo, la ringrazio nuovamente per la sua  disponibilità.                                                                              
Cordiali saluti.  A. B

Risposta

Gentile  lettore ,
è proprio così ! Un gruppo di ricercatori statunitensi, coordinati dal National Cancer Institute, ha studiato l’eventuale rapporto tra frequenza di eiaculazioni e rischio di insorgenza di un tumore alla prostata. Per eiaculazioni si intendevano rapporti sessuali, emissioni notturne, masturbazioni. Sono stati quindi analizzati i dati dell’Health Professionals Follow-up Study negli anni tra il 1992 e il 2000 che
riguardavano 29.342 uomini, di età compresa tra 46 ed 81 anni.
Nel corso del controllo è emerso che ci sono stati 1.449 casi di carcinoma della prostata, di cui 952 casi di tumore organo “confinato” e 147 casi di tumore avanzato. E’ stato osservato poi che una più alta frequenza di eiaculazioni era associata ad un più basso rischio di tumore alla prostata. Sono dati che dovranno sicuramente essere confermati anche da altre ricerche, ma, tant’è , sono incoraggianti per chi ha una
buona attività sessuale.   Certo l’utilizzo di farmaci antidepressivi che tendono ad aumentare alcuni ormoni come la prolattina , può essere un
fattore che porta ad avere una vita sessuale “meno attiva” ma è sempre bene in questi casi valutare i vari problemi clinici nella loro globalità e complessità. Un cordiale saluto.                           

Giovanni Beretta

Leitzmann M F et al. Ejaculation Frequency and Subsequent Risk of Prostate Cancer. JAMA. 2004;291:1578-1586


Domanda su nuovo test Pca3

Gentile dottore.
ho letto della possibilità di ricercare la Pca3 per la diagnosi di tumore prostatico. E’ possibile sapere che esame è e dove si può effettuare?

Grazie.  E.B.

Risposta

Caro lettore,
il Pca3 è praticamente il primo test molecolare specifico per determinare la presenza di un carcinoma della prostata e si effettua su un campione di urina ottenuto subito dopo massaggio prostatico. Il Pca3 è un gene specifico che viene “espresso” dalle cellule tumorali della prostata in quantità 60-100 volte più elevate rispetto a quelle normali . Il Pca3 non sostituisce il Psa (test sicuramente meno specifico) e va usato solo in seconda istanza e nei casi in cui il quadro clinico è dubbio. Comunque questo biomarcatore contribuisce a “distinguere” i pazienti che richiedono una terapia più “aggressiva” da quelli che invece richiedono solo una monitorizzazione “attiva” nel tempo . Questo test può inoltre aiutare a formulare una diagnosi più “precoce” e quindi ridurre le ansie spesso “drammatiche” dei pazienti . Ancora il test può dare indicazioni più precise se fare o no una biopsia prostatica .
Alla sua ultima domanda su dove fare il test le consiglio di chiedere indicazioni più precise al suo urologo che sicuramente conosce la sua precisa situazione clinica ed anche il Centro più vicino alla sua residenza che effettua il Pca3.
Un cordiale saluto.                                                              
Giovanni Beretta

Schroder e coll. Screening and prostate-Cancer Mortality in a Randomized European Study. Andriole G.L. e coll. Mortalità Results from a Randomized Prostate-Cancer Trial. N Engl J. Med 2009;360:1320-8. 1310-9.

Ultima revisione: Novembre 2013